Gabriele d’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863, terzo figlio di Francesco Paolo Rapagnetta (il più aristocratico cognome d’Annunzio era quello di un ricco zio adottivo) e di Luisa de Benedictis. Dal 1875 al 1881 studiò al Collegio «Cicognini» di Prato. Nel 1879 esordì con la raccolta poetica Primo Vere, pubblicata a spese del padre. Nel 1881 si trasferì a Roma dove si iscrisse, senza poi laurearsi, alla Facoltà di Lettere. Nella capitale diventò collaboratore di alcuni periodici e condusse una vita sontuosa e sempre pronta allo scandalo. I suoi amori tempestosi e volubili furono oggetto di pettegolezzi tutt’altro che scoraggiati dal Poeta: a partire da Giselda Zucconi seguirono altre donne, fino alla clamorosa fuga con la duchessa Maria Hardouin di Gallese, che sposò nel 1883 e da cui ebbe tre figli. Risalgono a questo periodo le raccolte di versi Canto novo (1882), Intermezzo di rime (1884), L’Isotteo-La Chimera (1890), Elegie romane (1892) e i romanzi Il Piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891), L’Innocente (1892). A seguito della lettura di Nietzsche e suggestionato dalla musica di Wagner scrisse il romanzo Trionfo della morte (1894). Il 1894 fu un anno di svolta: cominciò infatti una relazione con la grande attrice Eleonora Duse, incontrata nel settembre di quell’anno a Venezia. Dal 1898 al 1910 visse con lei a Settignano, in una villa denominata «la Capponcina». Qui compose i primi tre libri delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi (Maia, Elettra, Alcione, 1903), il romanzo Il fuoco (1900) e una tra le sue opere teatrali più fortunate, La figlia di Iorio (1904). Nel 1910, costretto dai debiti, si trasferì in Francia, dove compose altre opere teatrali. Nel 1915, scoppiata la guerra, tornò in Italia dove guidò lo schieramento interventista. Perso l’occhio destro durante un’azione militare, scrisse nel periodo dell’infermità le prose del Notturno (1916). Animato da fiero spirito nazionalistico, d’Annunzio ritenne la vittoria italiana mortificata dalla mancata annessione all’Italia della città croata di Fiume, e perciò la occupò con la forza nel 1919, istituendovi un governo militare. Dopo pochi mesi, però, fu costretto dalle truppe governative ad abbandonarla. Nel 1921 si ritirò a Gardone Riviera (sul lago di Garda) nella villa detta «Il Vittoriale degli Italiani» dove morì il 1° marzo 1938.